IL FILO DELLA MEMORIA

di Franco Sprega




Franco Sprega è nato nel 1962 da famiglia contadina a San Protaso di Fiorenzuola dove tuttora risiede. Laureato in scienze Politiche all'Università di Bologna con una ricerca sull'economia tessile del territorio nord-emiliano e cremonese, mantiene vivo l'interesse per la storia locale e questa è la sua prima pubblicazione. Sposato, è padre di una bambina

Due colpi, non forti ma chiaramente udibili, battono alla porta. Una voce dall'interno:

    - Chi è ?

    - La Forza, i Reali carabinieri:

    - Entrate, è aperto.

    - Buonasera, signor Giovanni.

    - Buone nuove, appuntato Mura, siamo in anticipo questa sera.

    - E' che alle otto di stasera siamo di servizio alla stazione ferroviaria.

    - Accomodatevi, intanto faccio un po' d'ordine, sto mettendo a posto le mie cose.

    - Lasci pur stare; non c'è nulla di nuovo, è la solita visita. Il militare più giovane si guarda intorno incuriosito. Mura, più esperto, non da a vedere nulla. Guarda l'uomo massiccio completamente calvo che gli sta davanti, sfiora i due metri; guarda in particolare l'oggetto cromato a forma di lampada che questi tiene in mano. Dice Giovanni - quasi a voler prevenire la sua curiosità: "E' una valvola dell'apparecchio radio. Domani, a Parigi, si gioca la finale del campionato del mondo di calcio fra Italia e Brasile. Ascolteremo la radiocronaca al Caffè del Ponte".

    Mentre Molinari si volta per posarla sul tavolino, allora il brigadiere potè vedere l'apparecchio radio smontato con accanto un piccolo cacciavite e facendo un rapido giro della stanza con l'occhio abituato rivide le solite cose: la scrivania di noce con la ribaltina aperta che lasciava in mostra troppi cassettini chiusi. Accanto al grande letto, posato bene in vista sul comodino di ciliegio, un volume della casa editrice Laterza "Principi di sociologia di Spencer". Anche solo pronunciata, la parola "Parigi" ed il fatto della trasmissione diretta di un avvenimento da quella città rendevano già diversa l'atmosfera di quella piccola camera. "Vent'anni fa ero imbarcato sull'Andrea Doria, come elettricista" disse Giovanni, per far apparire normale il lavoro che stava facendo.

    "Spero che ci faremo onore" mormorò Mura, come se non avesse udito le ultime parole

    - "Possiamo togliere il disturbo, sono contento di trovarla bene. A domani, signor Giovanni."

    Fece un cenno di saluto; si toccò la lucerna con la sinistra, nell'abbassarsi per uscire sul pianerottolo. C'era ancora un po' della luce del giorno. Si poteva intravedere il loggiato che correva tutto intorno al cortile e gli oleandri che non erano ancora fioriti. Sul portone d'uscita il brigadiere Mura sollevò la testa, come faceva sempre, per osservare il cartello con l'omino futurista verde che ammiccava alla scritta "apri l'occhio, acqua Giommi". Arrivati sulla via Umberto I camminando affiancati in mezzo alla strada, presero a sinistra immettendosi nella piazza del mercato. Per pochi attimi, si poterono ancora scorgere nella grande vasca della piazza già in penombra, due lucerne ondeggianti scomparire in vicolo dei Templari.