Dove sei finito Ugo?
Dove sei finito Ugo? Sei sicuro di aver fatto la scelta giusta? (...) Stavo pensando a tutto ciò, quando notai al mio
fianco un uomo che mi osservava, era Capital Selva, Vladimiro Bersani. Con lui avrei trascorso giornate memorabili compresa
quella che purtroppo mise fina alla sua vita ed ai suoi sogni di libertà
Incarico a Gropparello
C'era in paese, dove lavoravo, un fascista mal voluto da tutti.
In ogni occasione amava olstentare la
sua divisa fiammante. Come tutti gli uomini da poco, viveva il suo misero potere con spocchiosa tracotanza.
Tutte le volte che mi capitava di incontrarlo, in ufficio e per strada, pretendeva che mi mettessi sull'attenti e
che lo salutassi con deferenza "alla romana".
In un'occasione, a fronte delle mie rimostranze
:-Sono un dipendente pubblico, non sono in divisa e non sono tenuto alla manfrina richiesta-, mi prese a
schiaffi e mi denunciò per insubordinazione.
Allontanato dal mio posto di lavoro a fine Ottobre 1942, fui processato dal Tribunale fascista di Piacenza nel
marzo 1943.
La sentenza fu severa: ritiro della tessera del fascio per un anno, divieto di partecipare alle
manifestazioni e alle esercitazioni pre-militari che, come avanguardista, avrei dovuto presenziare ogni sabato.
Poco male! Si, però senza la tessera del fascio, mi era preclusa ogni possibilità di impiego e senza
lavorare a casa mia non si mangiava.
Scontro a fuoco
sparavo ma sentivo le mani madide di sudore, la mia arma che sembrava scivolarmi via ad ogni colpo e il
calcio del fucile che mi colpiva indelicatamente la spalla e la guancia.
Era paura? Può darsi! Era la prima volta che sparavo per uccidere, ma dovevo uscire da questo "battesimo del
fuoco" nella maniera migliore possibile, e tenevo duro.
I repubblichini, colti di sorpresa, ripiegarono.
Parte si rifugiarono all'interno dell'osteria e parte dietra ad una concimaia.
Dopo un po' non risposero più al fuoco. Anche noi smettemmo di sparare. Le munizioni scarseggiavano.
Anche il nostro Bren, posto di copertura su una collinetta, lasciava partire solo brevi raffiche.
Capitan Selva non accennava a mollare. La posizione che occupava gli consentiva di stare in piedi e di
sparare pur rimanendo al coperto.
Fu là, ritto davanti al nemico, che venne colpito a morte.
Si piegò sulle ginocchia e con evidente sopresa, sapendosi coperto alle spalle dal piccolo
oratorio, si girò su se stesso urlando: Chi mi ha sparato alle spalle?
Ugo Gobbi
Nasce a San Protaso (Fiorenzuola D'Arda) il 17 Aprile 1925.
Si aggrega al nucleo di partigiani di Capitan Selva a fine Giugno 1944 con il
nome di battaglia Selin ispirato ad un personaggio del fumetto Gordon.
Tratto da A fianco del mio capitano di Ugo Gobbi
a cura di Mario Miti - Museo della Resistenza Piacentina
nella foto Ugo Gobbi in giovane età