Moltissimi poi avevano applaudito, avevano ufficialmente osannato alle vittorie, nelle adunate si erano messi le maschere di invincibili
guerrieri. Poi era venuta la guerra mondiale e allora si era capito che la gloria era un affare ben diverso.
Il Clandestino di Mario Tobino.

Il Clandestino
Tobino ha un bel insistere a dire, già dalle prime pagine di questo stupendo romanzo che:
fatti narrati in questo libro sono
tutti inventati. Qualsiasi riferimento a nomi, luoghi, a situazioni è pertanto puramente casuale ma si capisce
benissimo che la cittadina nella quale è ambientato il romanzo (Medusa) è Viareggio.
Un tal Lorenzino altri non è che Maber (Manfredo Bertini)
e le vicende ivi raccontate della Rosa
(la cognata di Lorenzino) sono tali e quali quelle della vita reale di Vera Vassalle.
Persino il rapporto che sfiora l'adorazione che legava Vera a Maber salta fuori in modo vivissimo e incomparabile.
Inoltre Tobino voleva proprio dedicare a Maber la sua opera, come si può vedere da una
dedica autografa conservata nell'archivio Viesseux di Firenze insieme
al manoscritto originale dell'opera.
Purtroppo, per chissà quale motivo la
dedica non è stata pubblicata e tutti i lettori dell'opera non l'hanno potuta vedere nè quindi sapere chi
era Maber.
Si vede bene che Tobino era psicologo, infatti indaga nei caratteri dei componenti del Gruppo di partigiani della versilia
e li raffigura in un modo talmente vivo e profondo che, il lettore, dopo aver letto letto il libro sente quasi la loro mancanza,
come fossero stati vecchi amici e compagni di lotta.
È proprio la genesi del movimento partigiano, questo gruppo Il Clandestino che nasce dopo l'8 settembre e che
raccoglie tutte le anime che hanno resa incommensurabile la Resistenza: ci sono i Comunisti, c'é il Monarchico e aristocratico,
ci sono gli spiriti liberi come il Lorenzino, ci sono i vecchi uomini, popolani antifascisti, che erano stati minacciati,
picchiati, perseguitati, come dice testualmente nel romanzo che avevano resistito perchè
aggrappati all'unica elementare saggezza: che gli uomini sono fratelli e c'erano anche i profittatori e opportunisti,
sempre sulla cresta dell'onda e sempre con chi vince.
E poi ci sono i fascisti, anche ad essi Tobino dedica le sue introspezioni nei loro stati d'animo con grande
maestria e umanità.
Anche l'epilogo tragico di Maber-Lorenzino è rappresentato, un pò cambiato in qualche particolare ma
comunque reale nella sostanza e negli stati d'animo.
La Rosa parte per il sud
La Rosa era maestra elementare. Sapendosi brutta, se qualcuno si era interessato a lei, l'aveva disarmato con quei suoi
modi che ricordavano i rovi. Insegnava alla scuola e dava lezioni. Inoltre sognava una società dove il bene avrebbe
trionfato; gli intrighi, le meschinità, le corruzioni del denaro, estinti sul loro nascere;
era sicura che
una società così miracolosa era per sorgere, ogni ostacolo vinto con energico amore.
«Dovresti andare dall'altra parte delle linee» disse Lorenzino vincendo un certo turbamento.
«Perchè?» domandò la Rosa.
«Per dire agli americani che qui a Medusa ci siamo noi; ci devono aiutare.»
La Rosa assunse un atteggiamento umile e disse:
«Che devo fare?»
Ammiraglio Saverio
«Vigliacco ammiraglio, ti sei messo con mocciosi comunisti»
Allora Saverio eresse la sua alta persona, stette qualche secondo come fosse sul ponte di comando della nave, in quegli
attimi rivide il volto del Mosca, di Duchen, di Roderigo, di Anselmo, di Fabrizio, e con serena giustizia, la fronte distesa,
quel viso pallido divenuto trasparente di luce, disse pacatamente, come scendesse con apparente bontà a spiegare,
disse nel silenzio che si era formato:
«Sono i nobili giovani d'Italia.»
Maggiore provocazione non la poteva fare al Nencini, quel definire nobili i clandestini di Medusa era la più
bruciante ferita che gli poteva infliggere. Si provò a rispondere, a rintuzzare, a controbattere, magari a insultare,
ma la furia gli aggrovigliò la lingua e riuscì solo a ripetere «Te...» come un sordomuto, e di
nuovo brancolò col dito contro Saverio che lo osservava con compostezza. E allora il Nencini, non trovando altra via
di liberazione, piegò la mano, afferrò il manganello che gli pendeva al polso, lo alzò nell'aria
e colpì la fronte dell'ammiraglio, che rimase immobile, con la stessa espressione, di diverso soltanto una traccia
rosea sulla fronte che presto si convertì in rossa per il sangue.
L'autore:
MARIO TOBINO è nato a Viareggio il 16 gennaio 1910. Medico di professione, per molti ani ha svolto la sua attività
nell'Ospedale Prichiatrico di Maggiano (Lucca), dove, salvo i viaggi annuali fuori d'Italia, di regola vive e lavora.
Esordì con alcune raccolte di versi (Poesie, 1934; Amicizia, 1939; Veleno e amore,
1942), cui seguirono il romanzo Il figlio del farmacista e i racconti riuniti nel volume
La gelosia del marinaio, entrambi pubblicati nel 1942. Combattente in Africa settentrionale - di codesta
esperienza è frutto uno dei suoi libri più vivi, Il deserto della Libia, 1952 -, partecipò
poi, durante la occupazione nazi-fascista alla lotta clandestina in Versilia.
Dopo la guerra, ha pubblicato i racconti Bandiera nera e L'Angelo del Liponard, due nuove
raccolte di poesie: '44-48 e L'asso di picche, la prosa di viaggio Due italiani a Parigi e
Passione per l'Italia e i due libri che gli hanno valso il maggiore riconoscimento della critica italiana e
straniera, oltre che del pubblico: Le libere donne di Magliano e La brace dei Biassoli.
la maggior parte delle sue opere sono state tradotte in vari paesi.
Dall'opera di Tobino Il deserto della Libia il grande Mario Monicelli ha tratto il suo ultimo film:
Le rose del deserto
Il Clandestino ha ottenuto il premio Strega nel 1962.
i brani scritti in colore rosso sono tratti dal «Il Clandestino» scritto da Mario Tobino
Editore: Club Degli Editori Milano - 501 pagine