Qualcuno gli aprì la mente e lui diventò antifascista.
Si chiamava Giorgio Marincola, aveva 23 anni e non era un ragazzo come gli altri:
aveva la pelle nera.
Siamo nel 1945 in Trentino, Val Di Fiemme, nella notte tra il 4 e il 5 maggio. Un reparto nazista in rotta compie l'ultima strage nel
territorio italiano. Tra i giovani rimasti sul campo c'e n'è uno
con la pelle nera e nessuno subito riesce a ricostruire la storia di questo partigiano tanto che si parla di un medico sudafricano
venuto da un campo di concentramento, di un partigiano americano nero o
anche di un mulatto che veniva dal Lager di Bolzano. Quel partigiano era Giorgio Marincola
Gli Autori:
CARLO COSTA è laureato in Scienze Politiche all'Università La Sapienza di Roma ed è attualmente
borsista nella Scuola
superiore di studi di storia contemporanea dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione
in Italia (Insmli). Collabora con il Museo storico della Liberazione di Roma.
LORENZO TEODONIO si è laureato in Fisica e da alcuni anni svolge, per passione politica, ricerche sulla Resistenza
romana. Ha scritto una biografia di Massimo Gizzio e ha curato la mostra «Studenti per la libertà».
Collabora con il Centro per la riforma dello Stato.
Giorgio Marincola
nasce il 23/09/1923 a Mahaddei Uen, in Somalia, a 50 Km. Da Mogadiscio.
Suo padre era Giuseppe Marincola militare italiano, sua madre, una bellissima donna Somala,
(raffigurata nella foto).
Aschirò Assan nata ad Harardere
una città distante 400 Km. Da Mogadiscio.
Due anni dopo nasce Isabella la sorella di Giorgio Marincola, della quale possiamo vedere una testimonianza video su
Youtube.
Poco tempo dopo suo padre lascia la Somalia e Aschirò e si trasferisce a Roma, ma Giorgio viene affidato allo zio
Carmelo Marincola che non aveva figli e che viveva a Pizzo Calabro e la trascorre un'infanzia serena.
Nel 1933 Giorgio si trasferisce a Roma e si iscrive al primo ginnasio del liceo Umberto I.
Pur trovandosi nel contesto della Roma fascista degli anni '40, Giorgio non subisce (a parte poche eccezioni)
forme discriminatorie da parte dei suoi compagni, dovute al colore della sua pelle anche se il contesto storico
era ben diverso.
1938, L'antropologo razzista Lidio Cipriani in un articolo sulla rivista La difesa della razza:
È nostra salda opinione che l'incrocio con africani sia un attentato contro la civiltà
europea perchè la espone a decadenza:
dato che essa è un prodotto possibile solo nell'ambito delle razze europee. [...]
Con la situazione antropologica determinatasi
lentamente in Africa, non stupirà se il miscuglio vi fu sempre deleterio, come evidentemente lo è
per i popoli civili che
assorbono sangue africano. Ha ben motivo, dunque, la decisione del Gran Consiglio Fascista per l'inasprimento delle misure contro
il meticciato: grave piaga i cui effetti si proiettano, ingigantendo, nel tempo, e della quale i responsabili mai saranno
puniti abbastanza.
In questi anni di liceo Giorgio conosce il Prof. Pilo Albertelli noto antifascista che verrà
ucciso nelle Fosse Ardeatine.
Indicatore dell'imponenza della figura di Albertelli, è dato dal suo nome inciso in una delle
celle di isolamento del carcere di
Via Tasso da Arrigo Palladini. [...] lui stesso, che in seguito è
stato direttore del Museo Storico della Liberazione sorto nei
locali dell'ex carcere nazista, ha confermato di essere l'autore di quel graffito, «Prof. Pilo Albertelli»,
inciso per darsi
conforto durante la reclusione.
Una mattina, durante un'ora di lezione si aprì la porta dell'aula e si affacciarono due agenti dell'Ovra
(la polizia politica
fascista) che erano venuti a prendere il professor Albertelli per rispondere ad alcune domande in Questura . Gli ordinarono:
«Professore deve venire con noi». Lui rispose con fermezza «uscite, prima devo finire la lezione».
E quando costoro se ne
uscirono, colpiti dalla sua fermezza, disse ai suoi studenti:
«È inutile continuare questo argomento (Arrigo ricorda che si
trattava di Kant), ciò che avete visto vale più di qualunque lezione: non lo dimenticate».
Solo allora capirono che il loro
professore era un antifascista e che quanto insegnava lo difendeva con coraggio nella sua vita. Da allora per tutti i suoi
studenti divenne un mito.
Verso la fine del '43 Giorgio Marincola entra nelle squadre armate del Partito d'Azione. Nel 1944 entra a far parte di una missione
inglese e viene paracadutato nella zona di Biella. Nel gennaio 1945 viene arrestato. Viene costretto sotto minacce a rilasciare
alcune dichiarazioni false a radio Baita (una radio propagandista fascista) ma una volta davanti al microfono, anzichè
dire quello
che avrebbero voluto i suoi aguzzini, fa una dichiarazione che esalta il movimento partigiano e critica il fascismo.
Giorgio verrà liberato dopo essere stato imprigionato nel Lager di Bolzano.
Morirà in uno degli ultimi scontri con i nazisti in Val Di Fiemme quando l'Italia era ormai libera.
i brani scritti in colore rosso sono tratti dal «Razza Partigiana» scritto da Carlo Costa e Lorenzo Teodonio
Editore: Iabobelli S.r.l. - 167 pagine
Immagini tratte dal volume e da http://mariodomina.wordpress.com