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...Poi le compagnie ed i distaccamenti s'ingrossarono fino a diventare brigate e divisioni, a molte delle quali fu dato un nome scelto tra quelli piu' famosi della storia del Risorgimento. Garibaldi, Mazzini, Pisacane, Bixio, Cosenz, Nullo, Lamarmora furono i nomi che più degli altri vennero usati per quel battesimo. Stavano ad indicare la continuita' tra la lotta combattuta in passato per la costituzione del Paese e quella che si andava intraprendendo per la sua liberazione dai nuovi dominatori. E per vivificare l'antifascismo degli anni Venti e Trenta si usarono i nomi di Matteotti, Gramsci, De Rosa, Picelli, Sandri. Essi simboleggiarono il diffuso desiderio di rivincita sul nemico storico, che era stato si' imperante nel Ventennio in Italia e in Spagna, ma che ora si trovava in prossimita' del baratro della sconfitta militare e politica. Invece per denominare le unita' combattenti che nacquero piu' tardi si presero i nomi dei caduti della resistenza armata. La perdita di un compagno in combattimento era infatti, per la formazione, una perdita collettiva.La memoria dei propri morti diventava il mezzo per ribadire il valore della propria lotta, per rinsaldare la solidarieta' e l'identita' del gruppo che la sosteneva. Cosi' la prima brigata garibaldina dell'Oltrepo' porto' il nome del comunista mortarese Arturo Capettini, fucilato a Milano il 31 dicembre 1043. La seconda ebbe il nome del giovane cattolico vigevanese Carlo Alberto Crespi, fucilato a Varallo in provincia di Vercelli, il 3 aprile 1944. E la regola volta a valorizzare il sacrificio dei compagni piu' prestigiosi valeva anche per le formazioni di pianura. La brigata SAP che nacque attorno a Vigevano porto' il nome di Giovanni Leoni, fucilato il 21 ottobre 1943 nel castello della citta'; quella che si formo' nei pressi di Pavia assunse il nome di Costantino Muzio, fucilato il 13 giugno 1944 al Bivio Vela. Mentre si precisavano questi aspetti nominali, nelle unita' combattenti nasceva un'infinita' di problemi, ma nasceva anche un profondo sentimento di solidarieta', per cui la Resistenza, nel suo accidentato cammino, divento' presto una scuola di carattere e di disciplina mentale, un crogiolo di responsabilita' , di astuzia, di coraggio, dove il singolo attingeva quelle risorse che erano la condizione essenziale per il successo di tutti... (dall'introduzione al testo). L'autore Nato il 17 marzo 1931 a Sannazzaro di Santa Maria della Versa in provincia di Pavia da genitori contadini, Ugo Scagni per una decina di anni della sua gioventu' fu lui stesso contadino, poi si dedico' al commercio fino alla soglia dei quarant'anni, quando riprese gli studi scolastici forzatamente interrotti nel 1943 dalle sue condizioni economiche e dalla guerra. Alternando al lavoro lo studio consegui' due lauree presso l'Universita' degli Studi di Pavia: una in Scienze Politiche e l'altra in Lettere moderne, discutendo due tesi sulla Resistenza nell'Oltrepo' , rispettivamente con Sandro Fontana e Giulio Guderzo. Negli anni sessanta comincio' a svolgere l'attivita' di insegnante e coordinatore didattico presso i Corsi serali per studenti lavoratori di Stradella, coltivando, accanto all'insegnamento, la ricerca sulla storia del movimento partigiano. Cio' gli servi' per la stesura di diverse opere, precisamente “Cento croci e cento pagine di storia della Resistenza nell'Oltrepo' Pavese” (1980) “Il contributo dato alla Resistenza dalla Brigata Togni e dal suo comandante Kim” (1986). “Guerriglia partigiana e popolazione in un settore dell'Oltrepo' Pavese” (1993), “La Resistenza ed i suoi Caduti tra il Lesima e il Po” (1995, ristampato nel 2000), “Il comandante Americano e la Resistenza Garibaldina in Oltrepo' Pavese” (1998) e “Donne nella Resistenza dell'Oltrepo' “ (2001). Diversamente dagli altri libri, il cui contenuto e' imperniato su vari aspetti della lotta partigiana in Oltrepo' , “La Resistenza scolpita nella pietra” spazia su tutta la provincia di Pavia proponendo cosi' al lettore nuovi motivi per la riflessione. La Resistenza scolpita nella pietro di Ugo Scagni ediz. Guardamagna |