All'ospedale di Fiorenzuola arriva Eugenio ferito gravemente, colpito con un fucile da caccia.
Il primario deve assolutamente operarlo per salvargli la vita ma non può.
Eugenio è direttore di un cooperativa agricola, molto efficiente e che da lavoro a tantissimi
braccianti nel parmense.
La cooperativa gestisce, con metodologie avanzate sul fronte della cooperazione, quasi 2500 pertiche
di terra.
Da tempo però la situazione è diventata insostenibile. I lavoratori che per qualche motivo restano isolati vengono
bastonati dai fascisti.
Alla sera nessuno può fermarsi un po' all'osteria perchè è diventato
troppo pericoloso, chi si trova in giro la sera tardi per strada al buio può trovarsi di fronte ad una
squadra di fascisti.
Ogni giorno operai della cooperativa e socialisti vengono feriti o minacciati. Il cerchio si stringe intorno alla cooperativa ed
alle persone che la tengono in vita e la fanno funzionare, peraltro con brillanti risultati, e gli agrari di quei luoghi sostengono le squadre
fasciste: a loro da fastidio tutto ciò che rappresenta la cooperativa e Tanzi che sembrano aspirare alla collettivizzazione
della terra.
Alla fine di settembre del 1922 vengono bruciate 3 cascine della cooperativa diretta da Eugenio
ed anche la sede centrale di Chiaravalle viene parzialmente data alle fiamme.
I danni ammontano a 50 mila lire
per gli immobili distrutti e a 10 mila lire di foraggio.
Il 17 e 18 ottobre 1992 un'altra cascina viene incendiata, Eugenio ed i compagni corrono per cercare di spegnere le fiamme, ma fascisti sono
in agguato.
Quando vedono Eugenio gli sparano con una doppietta con cartucce caricate con biglie di ferro prese dai cuscinetti a sfera.
Eugenio è grave, viene portato all'ospedale di Fiorenzuola.
Il primario prof. Lugabue vuole operarlo d'urgenza per salvarlo, ma i fascisti, gli stessi che lo hanno
aggredito, impongono al chirurgo di non operare, di non estrarre cioè dal corpo dell'agonizzante le sfere
d'acciaio.
Eugenio muore il 1 novembre 1922, a 44 anni, quando già la marcia su Roma è compiuta e Mussolini è nominato capo del
governo.
Oltre la moglie lascia tre bambini in tenera età: Bruno, Luigina e Arnaldo.