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Il Dottor Dino Laudi

A Rompeggio (una frazione di Ferriere) c'è molta neve, è il 6 gennaio 1944.
Dino e i suoi compagni sono al sicuro, anche se Dino al sicuro non lo era stato proprio mai. Con quel suo continuo gironzolare per la provincia, incurante di correre gravi pericoli, per andare a curare partigiani e non, feriti e ospitati in casa di qualche famiglia o nascosti in rifugi di fortuna.
Dino curava i malati di cinque infermerie sparse per il territorio: Pentima di Groppo Arcelli, Scarniago, Bocchè di Mezzano Scotti, Rocca Pulzana di Pianello Valtidone e Pecorara insieme con altri medici (Ricci Oddi, Mezzadri, Bartoli, Nani, Torre, De Luca). Dino curava anche i malati che aveva fatto trasportare al Preventorio di Bramaiano di Bettola. Quel giorno qualcuno gli disse che Pietro Inzani (Aquila Nera) era ferito gravemente dopo un combattimento e che era nascosto da una famiglia a Canadello di Ferriere. Il Dottor Laudi non esita, parte a piedi con un metro di neve per raggiungere e curare il compagno a Canadello.
Non sappiamo se sia mai riuscito a incontrare Inzani per prestargli le prime cure, perchè viene catturato dai fascisti e portato a Bettola.
Inzani viene fucilato il giorno dopo. Nel frattempo Dino riesce ad incontrare per l'ultima volta la sua fidanzata, che fa di tutto per liberarlo chiedendone il rilascio.
Anche il primario dell'Ospedale di Piacenza, il prof. Armaldo Vecchi, chiede di parlare con il comandante di piazza tedesco e cerca di farlo liberare, spiegando che Laudi è un medico di bravura e competenza eccezionali.
Riceve una risposta arrogante dal comandante tedesco che battendo un pugno sul tavolo urla: «E' impossibile, Professore, è un giudeo!». Il Prof. Vecchi gli porta ogni giorno viveri e generi di conforto, ma il 26 gennaio i tedeschi li restituiscono dicendo che Dino è stato trasferito a Parma. Nessuno mai saprà nulla della sua fine di lui si può soltanto ipotizzare una deportazione in Germania, nessuno lo vedrà mai più.
Il 10 dicembre 1948 il prof. Perrier, presidente dell'Ordine dei Medici di Torino dirà di lui: «Il sacrificio del collega Laudi è impresso a caratteri indelebili nella storia del nostro retaggio. Egli è caduto per la libertà e quindi anche per la nostra professione che solo dalla libertà trae luce e alimento.
A Pianello Val Tidone una lapide affissa alla facciata del Municipio lo ricorda.




bibliografia: medici e Resistenza el Piacentino
del Dott. Carlo Pronti - Edizioni Tip.Le.Co.
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La ballata dell'intolleranza




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