Era un comandante designato dal CLN
ma nello stesso tempo una persona avversa a far pesare l'autorità; i gradi e le gerarchie non gli andavano a genio.
Amava molto la natura e la solitudine della montagna e forse per questo aveva scelto quel nome di battaglia. Lo chiamavano anche
«Il Capitano del Lama» (dal nome del monte omonimo).
Il 18 aprile del 1944 Selva stava tornando da Pecorara dopo una ispezione presso le squadre partigiane della Provincia.
Durante il viaggio, il gruppo del Comandante Selva aveva avuto due scontri con truppe tedesche: erano riusciti a prendere due
autocarri e a fare prigionieri 5 militari tedeschi.
Il giorno dopo Selva venne a sapere che un camion con a bordo una squadra numerosa di uomini della RSI era partito
da Gropparello per una spedizione offensiva.
Il gruppo dei partigiani aspettava a Tabiano organizzando un attacco presso l'osteria dove i fascisti si sarebbero fermati.
I partigiano si divisero in tre gruppo, uno avrebbe attaccato l'osteria da sinistra, l'altro da destra e il terzo gruppo dal centro.
Selva era nel gruppo centrale, lì vicino si trovava un oratorio.
Al momento dell'attacco fu Selva che dette il via all'azione
lanciandosi in avanti, ma lo videro cadere a terra quasi
subito, fulminato da una scarica di fucile che proveniva, però da una casa vicina all'oratorio e non dall'osteria .
Intanto i fascisti si precipitarono fuori dall'osteria sparando all'impazzata e riuscendo a ripartire con il camion.
Il comandante Selva venne soccorso dal suo amico Renato, ma era ormai morto, anche renato venne colpito dal milite nell'oratorio.
Ai funerali del Capitano Selva la gente partecipò con commozione, ricoprendo la sua bara con rami di quercia e fiori di bosco.
La formazione partigiana della Val d'Arda prese il suo nome: «38ª Brigata Vladimiro Bersani».