Emilio Canzi, Quico Sabatè, George Orwell, Camillo Berneri, storie di uomini libertari che hanno lottato contro il potere con i loro ideali di uguaglianza, massimo pluralismo e democrazia. Questi ideali non sono mai morti e ritornano anche in questi periodi bui, nella letteratura e nei films.

Emilio Canzi


Emilio Canzi è nato a Piacenza il 14 marzo 1893. Dopo aver frequentato le scuole elementari andò a lavorare presso una ditta di Piacenza la «Tadini e Verza». Dovette partire per le armi e fu arruolato nei Bersaglieri partecipando alla guerra in Libia, poi in fanteria. Tornò decorato con la croce di guerra, ma in questo periodo era avvenuta una trasformazione in lui: era diventato un militante anarchico, dirigente dell'Unione Anarchica Piacentina. Qui inizia il suo scontro con i fascisti e quando Argo Secondari fondò l'associazione degli Arditi del Popolo lui fu uno dei primi ad arruolarsi. A Piacenza la roccaforte degli Arditi del Popolo era il quartiere popolare Cantarana. Canzi diventa un istruttore, vista la sua esperienza, degli arditi del popolo. Per un po' la gente del quartiere Cantarana riesce eroicamente a respingere le squadre dei fascisti poi però queste erano meglio armate e avevano l'appoggio della polizia che arrestava le persone che riuscivano a difendersi e lasciava impuniti i fascisti che bastonavano e ammazzavano in una serie infinita di aggressioni e distruzione.
La resistenza di quelli della Cantarana
Alle 18 un gruppo di squadristi tenta una sortita nel quartiere popolare di via Taverna ma deve fare dietrofront sotto i colpi d'arma da fuoco, sparati dalle case. Alle 23 i fascisti ci riprovano, stavolta sono più numerosi e accompagnati dai Reali Carabinieri, vanno all'assalto della cooperativa di Via Taverna. I militanti di sinistra, che si trovano all'interno abbandonano i locali senza resistere, la Cooperativa viene invasa e messa sottosopra
brano tratto da Morte alla Morte Arditi del Popolo a Piacenza 1921-1922 di Ivano Tagliaferri.

Canzi è costretto a scappare, prima in Francia e poi in Spagna dove si arruolerà per combattere contro Franco. Giunto a Barcellona trova per poco la realizzazione dei propri ideali di anarchico, la città ed i servizi sono autogestiti dai comitati operai in un clima di fratellanza e senza servi nè padroni. Ma dopo alcuni mesi cambia tutto, Stalin decide che gli anarchici ed i militanti del POUM sono scomodi e decide di eliminarli. Anche Camillo Berneri verrà arrestato e ucciso.
Semana sangrienta Il 7 maggio in mattinata squilla il telefono del Comitè de Defensa «Pronto» risponde Mazzocchi,. All'altro capo c'è Canzi. «Mi hanno riferito che Berneri è stato ucciso e che il cadavere si troverebbe all'obitorio del Policlinico. Troviamoci là». Davanti all'ospedale Canzi attende l'arrivo di Mazzocchi, che è accompagnato dalla Corsinovi e da un anarchico siciliano, Vincenzo Mazzone. Il gruppetto entra: l'atrio è affollato di gente; sono uomini e donne in lacrime che cercano notizie dei loro parenti dalle liste dei cadaveri o dalle fotografie dei non identificati. Un usciere introduce Canzi e gli altri nella stanza adibita ad obitorio: ci sono almeno quattrocento loculi. Si comincia a tirar giù i corpi per il riconoscimento. Ad un tratto Fosca emette un gemito e sviene: ha riconosciuto i calzini di Camillo perchè li aveva rammendati lei stessa; poco più in la c'è il cadavere di Barbieri.
brano tratto da Il Colonnello Anarchico di Ivano Tagliaferri

Nonostante questo, caparbiamente Canzi decide di tornare a combattere e comanda una brigata del Reggimento Durruti sul fronte di Huesca. Più tardi viene ferito ad una mano e viene ricoverato in ospedale. Rimarrà in Spagna fino ad agosto quando viene a sapere che il nuovo governo continuava la repressione contro gli anarchici ed il CNT (il sindacato anarchico) e che aveva sciolto tutte le Comuni agricole distruggendo la rivoluzione autogestita e libertaria. Emilio Canzi torna a Parigi dove aveva lasciato moglie e figli. Nel 1940 Hitler prende Parigi e Canzi attraverso l'OVRA viene arrestato e imprigionato in un lager in germania. Nel 1942 i Nazisti lo consegnano ai fascisti italiani e viene mandato in confino a Ventotene. L'8 settembre del 1943 scappa e si rifugia a Peli (Piacenza). E' già uomo di cinquant'anni, nonostante questo torna a combattere e diventa Comandante Unico delle formazioni partigiane del Piacentino.
Un uomo giusto. Bellizzi, quando capitava l'occasione giusta, non mancava di raccontare un episodio avvenuto tra monsignor Civardi e Canzi. Verso la fine di ottobre del 1944 monsignor Civardi di recò al Comando per parlare con il Comandante Canzi. Questi lo ricevette ed ascoltò senza indugio e cortesemente [don Civardi ndr ] gli chiedeva di proibire a Don Borea, cappellano della divisione di Prati, di stare tra i suoi partigiani. Canzi rimase stupito a tale proposta, si fece serio e rispose seccato: «Povero diavolo, ora che ha un pezzo di pane glielo volete togliere?». E rivolto e Bellizzi disse ancora: «Paolo dì a don Bruschi che don Borea rimane al suo posto». Da allora monsignor Civardi si rivolse a Canzi sempre tramite mio.
Il Comandante Canzi e i delatori. A proposito di denunce e di delazioni, ricordo un episodio: un giorno il Comandante Canzi, del quale io godevo la massima fiducia, mi mandò a Pianello per portare delle comunicazioni riservate e dei soldi al Comandante Fausto. Il Parroco di Pianello, zio di Mons. Castagnetti, mi pregò di andare a trovare a Montalbo Mons. Menzani, che viveva appartato. Lungo la strada parlai col Parroco di Montalbo, don Rossi che mi faceva compagnia e che sapevo essere un sicuro antifascista: fu così che si parlò della nobile personalità di Canzi, il quale non soltanto era rispettoso verso il Vescovo, ma aveva la delicatezza di passare a me, don Bruschi, le denunce che gli giungevano contro qualche prete o parroco, causate talvolta da beghe e da vendette personali.
brani tratti da La resistenza piacentina e la figura di Paolo Bellizzi di don Giovanni Bruschi
E' il 1945, siamo ormai prossimi alla liberazione, qualcuno dei vertici del partito comunista ritiene Canzi indegno come Comandante Unico, quindi gli viene tolto l'incarico. Emilio Canzi viene ingiustamente arrestato.
I fantasmi della guerra spagnola ritornano Il 20 aprile è da poco passato mezzogiorno: Canzi è «sorpreso a Groppallo, nella sede del Comando di zona, dall'irruzione di un drappello di uomini con i mitra puntati». I fantasmi della guerra spagnola riapparivano. Il Colonnello anarchico viene portato a Bore e rinchiuso nella casa di un militante comunista del luogo. brano tratto da Il Colonnello Anarchico di Ivano Tagliaferri Canzi viene liberato dal Comandante partigiano Prati e così combatte l'ultima battaglia per la liberazione di Piacenza, quando entra a Piacenza tutti lo acclamano come un grande eroe. Morirà il 30 settembre a Piacenza in un incidente in moto, investito da un autocarro.

Quico Sabaté


Siamo a barcellona nel 1955, Francisco Franco è in visita alla città Tutta la polizia è all'erta per l'avvenimento. Un uomo distinto con una valigia ferma un taxi, non mette la valigia nel bagagliaio ma la tiene con se, la apre e comincia a montare uno strano marchingegno con due tubi che si incastrano. Poi prende un cilindro di metallo e lo lascia cadere nel tubo. Il taxista è preoccupato ma l'uomo lo rassicura: «Non si preoccupi, lavoro per il governo e devo distribuire del materiale informativo » Quel taxi aveva un tettuccio e l'uomo chiede al taxista di aprirlo. Ad un certo punto tira una leva: si sente un'esplosione forte e anche il conducente vede un proiettile che descrive una parabola nel cielo e cade proprio sopra una delle piazze più importanti di Barcellona. Mentre sta precipitando, il proiettile esplode e lancia dappertutto volantini di propaganda antifranchista. L'uomo paga il taxista con una ottima mancia, ripone il suo mortaio nella valigia e se ne va. L'esercito e la polizia sono come impazziti e non capiscono come sia possibile questo nè da dove vengano i volantini. Quell'uomo era Quico Sabatè e tante altre volte ha beffato Francisco Franco.
Quico Sabatè è stato uno degli anarchici più ricercati della Spagna. Il 5 gennaio 1960 venne ucciso dalla pattuglie della Guardia Civil. Per tanti anni gli operai non credettero alla sua morte.
Quico non può essere morto «Quico non può essere morto... vedrete, quando meno ve lo aspetate tornerà a Barcellona e quelle carogne verranno sbugiardate dai fatti!» Frasi del genere venivano mormorate in capannelli fuori dalle industrie, nelle mense, nelle bettole frequentate dalla povera gente. Ma Quico non sarebbe più tornato. Il mitra Thompson, la pistola semiautomatica Colt calibro 45 e il suo binocolo sono custoditi nel museo della Guardia Civil, come trofei di guerra.
Brano tratto da Ribelli! di Pino Cacucci

Terra e libertà di Ken Loach


E' la storia di David Carr, Blanca, Maite ed altri volontari che sono partiti da ogni luogo del mondo per combattere Francisco Franco e il fascismo. Nel film si respira l'entusiasmo e la forza delle idee di questi uomini e donne che avevano in comune un ideale di libertà e uguaglianza e infine la delusione amarissima di chi è stato tradito da chi avrebbe dovuto combattere per la stessa causa. Stalin scioglie e rende illegali le organizzazioni sindacali, i partiti ed i giornali libertari, uccide e tortura gli anarchici, chiude le le comuni e i servizi autogestiti, spazzando via l'entusiasmo e la speranza. Le protagoniste femminili combattono fianco a fianco con gli uomini in condizione di parità assoluta con gli uomini e hanno una forza morale incredibile. C'è una scena del film dove i miliziani vengono inquadrati e un istruttore vuole dar loro un addestramento tipicamente militare con marce, passi, presentat arm ecc., ed è proprio una donna che si ribella dicendo di lasciar perdere i giochetti militaristi e di andare a combattere contro i fascisti. Il film è stupendo e in questi tempi bui, cinici e senza ideali da delle emozioni fortissime.

Metrofaga di Richard Hadrey


Ghiaccio lo guidò per tre livelli di buio assoluto, in spazi ristretti, umidi per i tubi sotterranei che perdevano, su per ascensori gelidi e un montacarichi ad asse, una sezione di rete metallica larga meno di mezzo metro che veniva sollevata lentamente da un montavivande elettrico posto sul retro. Alla sommità dell'asse, Jonny era circondato dalle stelle. Un panorama di spazio aperto a 360 gradi ruotava lentamente intorno a lui, illuminando le pareti a piastrelle con bagliori solari e fiammate stellari. Disse: « Sto vedendo questo giusto? Non si tratta di un danno cerebrale o qualcosa del genere?» «Non ti preoccupare», disse Ghiaccio. «Qualche pazzoide ha trascinato un proiettore Zeiss dal planetario e lo ha rimontato quaggiù. Lo abbiamo collegato alla parte superiore di un riflettore parabolico. Prende i segnali di qualche vecchia sonda della Nasa. Sai, Jonny...». Ghiaccio gli prese la mano e lo condusse al bordo della piattaforma della metropolitana, poi giù per i binari. «...le cose diventano un po' strane quaggiù, talvolta. Voglio dire siamo tutti anarquistas convinti, ma siamo anche artisti. Alcuni più di altri.» «Anche tu sei un'artista?» Ghiaccio strinse le spalle. Solo nei punti in cui le stelle le illuminavano il volto Jonny riusciva a vederla. «Non sono una pittrice o una scultrice, se è questo che intendi. Qui l'arte significa qualcosa in più. E' un modo di vedere il mondo, uno stato mentale. Voglio semplicemente che tu non formuli giudizi troppo affrettati riguardo a questa gente. » «Hai paura che non mi piaccia la tua rivoluzione?» «Fingi molto bene di essere cinico, lo so. Ma quel che noi facciamo quaggiù significa qualcosa. Non cerchiamo solo la rivoluzione. Si tratta di alchimia politica.» «Che cosa significa?» «Vogliamo cambiare il mondo.» Jonny si grattò la spalla ferita. «Sembra una figata», disse, «Spero solo che ne abbiate i mezzi.»
Tratto da: Metrofaga di Richard Hadrey Shake edizioni underground

Le immagini sono tratte dal film Terra e Libertà di Ken Loach
Il brano alla fine è tratto dal romanzo Metrofaga di Richard Hadrey
editrice Shake Editrice Underground.