A volte due persone si trovano, si piacciono subito, si amano per tutta la vita, oltre la morte: Bathasar Sette-Soli un soldato senza la mano sinistra e Blimunda una streghina brava che, quando e' a digiuno vede dentro le persone e le cose come se avesse la vista a raggi x. E poi c'e' la macchina volante di Padre Bartolomeu Lourenço de Gusmão, un prete non bigotto ma anzi umanista e illuminista e il musicista italiano Domenico Scarlatti (personaggio veramente esistito).


disegno di: Lorenzo Mattotti
Quando si incontrano
Baltasar Mateus, il Sette-Soli, sta zitto, appena guarda fissamente Blimunda e ogni volta che lei lo guarda, lui sente una stretta alla bocca dello stomaco, perche' occhi come questi non si sono mai visti, chiari di grigio, o verde o azzurro, che variano con la luce di fuori o con il pensiero di dentro, e a volte diventano neri notturni o bianchi brillanti come screziato carbone di pietra. E' venuto in questa casa non perche' gli avessero detto di venire, ma Blimunda gli aveva domandato come si chiamava e lui le aveva risposto, non c'era bisogno di miglior ragione. Finito l'auto-da-fe', dispersi i resti, Blimunda si e' ritirata, il padre e' andato con lei e quando Blimunda e' arrivata a ha lasciato la porta aperta perche' Baltasar entrasse. Lui e' entrato e si e' seduto, il padre ha chiuso la porta e ha acceso una lucerna all'ultima luce di uno spiraglio, rossa luce del tramonto che arriva qui in alto quando ormai la parte bassa della citta' si abbruma, si sentono gridare soldati sulle mura del castello, se la circostanza fosse stata diversa Sette-Soli si sarebbe sicuramente ricordato della guerra, ma ora ha occhi solo per gli occhi di Blimunda, o per il suo corpo che e' alto e snello come l'inglesina che da sveglio ha sognato nel giorno stesso in cui e' sbarcato a Lisbona.

Gli occhi di Blimunda
Un giorno dopo l'altro Baltasar ha chiesto a Blimunda perche' mai mangiasse tutte le mattine prima di aprire gli occhi, ha domandato a padre Bartolomeu Lourenço che segreto fosse mai questo, lei una volta gli ha risposto che ci si era abituata da bambina, lui gli ha detto che si tratta di un grande mistero, tanto grande che, in confronto volare sarebbe una piccola cosa. Ma oggi si sapra'. Quando Blimunda si sveglia, eccola che tende la mano al sacco dove suole tenere il pane, appeso al capezzale e trova solo il posto. Tasta al buio per terra, infila le mani sotto il cuscino e allora sente Baltasar che dice, Non cercare piu', non lo troverai, e lei coprendosi gli occhi con i pugni serrati, implora, Dammi il pane, Baltasar, dammi il pane, per l'anima di chi ti e' caro, Prima mi dovrai dire che segreti sono questi, Non posso, lei ha gridato bruscamente, ha cercato di sgusciare fuori dal letto, ma Sette-Soli ha allungato il braccio sano, l'ha afferrata alla vita, lei si e' dibattuta selvaggia, poi lui le ha passato sopra la gamba destra e, liberata cosi' la mano, ha cercato di toglierle i pugni dagli occhi, ma lei ha ricominciato a gridare, terrorizzata, Non farmi questo, e il grido e' stato tale che Baltasar l'ha lasciata, spaventato, quasi pentito della propria violenza, Non ti voglio fare del male, vorrei solo sapere che misteri sono questi. Dammi il pane e ti diro tutto, Giura, A che servirebbero i giuramenti se non bastassero il si e il no.

La macchina volante
Blimunda si accosto', mise le due mani sulla mano di Baltasar e in un solo movimento, come se solo in questo modo dovesse essere tutti e due tirano la corda. La vela ando' tutta da una parte, il sole batte' in pieno sulle palle di ambra, e ora, che ne sara' di noi. La macchia rabbrividi', oscillo' come se cercasse un equilibriio improvvisamente perduto, si senti' uno stridore generale, erano le lamine di ferro, i vimini intrecciati, e all'improvviso, come se la aspirasse un vortice luminoso, giro' due volte su se stessa mentre saliva, non aveva oltrepassato l'altezza delle pareti che, stabile, di nuovo equilibrata, ergendo la sua testa di gabbiano si lancio' a freccia, su nel cielo. Scossi dai bruschi volteggi, Baltasar e Blimunda erano caduti sul pavimento di tavole della macchina, ma padre Bartolomeu Lourenço si era afferrato ad uno dei puntelli che sostenevano le vele e cosi' pote' vedere la terra allontanarsi ad una velocita' incredibile, a stento ormai si distingueva la fattoria, subito perduta tra le colline e quella la', che cos'e', Lisbona e' chiaro

Domenico Scarlatti, musicista
L'italiano ha passato le dita sul clavicembalo, prima senza intenzione, poi come se fosse alla ricerca di un tema o volesse correggere gli echi, e all'improvviso e' parso chiuso dentro la musica che suonava, gli correvano le mani sulla tastiera come una barca infiorata sulla corrente, trattenuta qua e la' dai rami che dalle sponde si inclinano, ora velocissima, poi ondeggiando sulle acque dilatate di un lago profondo, baia luminosa di Napoli, segreti e sonori canali di Venezia, luce rifulgente e nuova del Tago, ormai se n'e' andato il re, si e' ritirata la regina nella sua camera, l'infanta si curva sul ricamo, da piccoli s'impara, e la musica e' un rosario profano di suoni, Madre nostra che sei sulla terra. Signor Scarlatti, disse il padre quando d'improvviso termino' e tutti gli echi furono corretti, Signor Scarlatti, non ho la pretesa di conoscere quest'arte, ma scommetto che perfino un indio del mio paese che ne sa ancora meno di me, si sentirebbe trascinato da questa armonia celeste.


Brani tratti da: Memoriale del Convento di José Saramago
Editore: Universale Economica Feltrinelli - 319 pagine