Grandezze umane con aspetti di elevata nobiltà morale, aspetti preziosi da trasmettere in epoche di incerto cammino come la presente.

Nei nostri giorni, con una classe dirigente alla quale non è rimasto più nulla per vergognarsi, leggere queste pagine è un viaggio nella memoria, il viaggio in un era quasi epica nella quale trovano ancora posto sindacalisti eroici e incorruttibili, parroci e lavoratori uniti nella solidarietà. In un brano dell'apertura del libro è scritto: Il racconto che qui si svolge è di parte. La memoria comune a tutti e condivisa da tutti è un inganno colossale nella società duale dei dominanti e dei sottoposti. (...) e senza conflitto non c'è né rispetto né libertà, né democrazia né emancipazione.

L'ultimatum del generale

«Mi interrogavano ogni giorno, botte schiaffi calci, una mattina mi legarono a una stufa a carbonella, loro ridacchiavano, il mio cappotto cominciò a prender fuoco... quando uscii mi madre volle tenere a memento il cappotto bruciacchiato in un armadio... mia madre aveva quarant'anni, era una donna bella, nera di capelli, nativa di Cerignola, una brava cattolica... quando tornai a casa dal carcere aveva tutti i capelli bianchi...
Fine 1943 - i lavoratori della Breda di Sesto San Giovanni scioperano e manifestano contro il licenziamento di alcune donne. Gli scioperi proseguono nel dicembre 1943 per avere parità di salario tra uomini e donne e alla mensa il pasto con primo e secondo. Il Generale Zimmermann va davanti alla fabbrica con un carrarmato e lancia il suo ultimatum, ordina di riprendere immediatamente il lavoro perchè "Chi sciopera è nemico della germania, chi è nemico della Germania verrà fucilato".
Non è in gioco una giornata di paga e neppure il licenziamento, ma la vita eppure tutti incrociano le braccia. Durante la notte decine di lavoratori della fabbrica verranno deportati.


Eroici.
La città delle fabbriche non desiste,
le sap (Squadre di Azione patriottica), tra un turno in officina e un altro assumendo rischi inimmaginabili, diffondono volantini, effettuano azioni, liberano prigionieri, disarmano miltari. La parrocchia di Sesto diventa una sede del CLN di Sesto San Giovanni e Bicocca, si chiama Don Enrico Mapelli. Di Don Enrico il capo dei fascisti milanesi dirà: "il prevosto di Sesto ha già arrecato tanti danni... la parrocchia è un formicaio di antifascisti, ribelli e sabotatori" il capo delle brigate nere di Monza scrive: "è una vera maledizione questo centro industriale totalmente sovversivo! Lì sta veramente il cancro della Lombardia. Questa città rossa dovrebbe essere completamente distrutta - al di fuori delle industrie - con il sistema germanico: la popolazione maschile deportata in Germania, lasciando sul posto solo donne, vecchi e bambini "


I comunisti che allevavano conigli 1949-1953
«Cantù ha sempre mangiato nella mensa operaia e non in quella riservata ai suoi colleghi impiegati tecnici. Un giorno il capo del personale lo manda a chiamare per sentirne le ragioni: - gli risposi che nella mensa degli operai si mangiava meglio; capì che era un pretesto, ma non mi disse più niente
Bastava distribuire un volantino davanti ai cancelli della fabbrica per essere portati in commissariato.
Quando non era possibile trovare capi d'accusa l'operaio veniva isolato nei cosiddetti reparti-confino o licenziato.

Alla Falk il reparto confino, nel quale venivano trasferiti i dirigenti sindacali fastidiosi e i militanti della Fiom veniva chiamato "campo di concentramento". Giovanni C. Sindacalista racconta: «I padroni non riuscivano a distruggere i delegati sindacali... che erano conosciuti, che erano quelli che in reparto sollevavano i problemi, denunciavano per esempio nel campo dell'infortunistica una serie di misure che non venivano prese, denunciavano cioè tutti gli abusi, i soprusi, le multe. Li portavano via dal reparto, li concentravano tutti insieme anche a far niente perchè non fossero nel reparto ad orientare, a discutere, a parlare coi lavoratori » Quindi Falck ha preso un centocinquanta dei nostri attivisti e... per qualche anno questi compagni sono stati messi la, isolati, non solo per intimidirli, ma per intimidire tutti gli altri lavoratori... Questi compagni erano lì a fare niente, essendo molti di tradizione contadina ed essendoci un grosso prato intorno allo stabilimento, hanno cominciato a portarvi dei conigli e, tempo un anno, siccome i conigli si moltiplicano, si è arrivati ad avere centinaia e centinaia di conigli che in questo prato giravano allo stato brado. Un giorno, proprio per denunciare questa situazione che era intollerabile, che non si poteva accettare... abbiamo fatto l'assemblea fuori, dopo l'orario di lavoro, e abbiamo detto che bisognava dare un esempio abbastanza eclatante e abbiamo deciso di prendere tutti i conigli, ed erano anche grossi... portandoli in piazza della chiesa, con manifesti, e di regalare un coniglio a tutta la gente che passava, e spiegare come era il fatto del campo di concentramento alla Falck»
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Una moralità sublime
Il tentativo di corruzione dei dirigenti sindacali e politici era pratica diffusa, ma non vincente.
Il gornale sindacale "Lotta alla Breda" del gennaio 1955 testimonia di grandi cifre offerte ai dirigenti sindacali. A Colombino, (il sindacalista Mario Colombo) hanno offerto 18 mesi di stipendio perchè se ne andasse.

A Milano alla Innocenti sono stati offerti dieci milioni di lire ad un drigente comunista perchè lasciasse il proprio incarico. I tentativi hanno sempre fallito. Nei nostri giorni, con una classe dirigente alla quale non è rimasto più nulla per vergognarsi, leggere queste pagine è un tuffo nella nostalgia, il viaggio in un era quasi epica nella quale trovano ancora posto sindacalisti eroici e incorruttibili, parroci e lavoratori uniti nella solidarietà.



Preti operai
«Abitavamo in una casa molto malandata, coi servizi in comune all'esterno sui ballatoi d'inverno c'era la neve... anche se mio padre era presidente dell'Edificatrice Sestese, ed era pure nel consiglio d'ammiinistrazione del Circolo Cattolico San Clemente, che negli anni trenta fu assaltato dai fascisti e quella fu l'occasione in cui assieme, socialisti e cattolici, fecero causa comune, resistettero, anzi menarono i fascisti, mi raccontava il parroco Don Molteni che andava alla disperata ricerca di un bastone per fare anche lui la sua parte...».
Don Aldo Farina costruisce in una zona popolare di Sesto una chiesa che assomiglia più ad una fabbrica.
La chiesa di Don Farina diventa un punto di riferimento per tutti i cattolici progressisti. Anche molti non credenti vanno in chiesa da Don Aldo.
Don Giorgio Bersani fa l'operaio e lavora nel reparto trancerie della Ercole Marelli.
La direzione della fabbrica gli offre un posto più consono al suo ruolo, lui rifiuta. Non avevano capito che il senso di appartenenza di quel tempo era fortissimo e che nessuno avrebbe rinunciato alla propria incorruibilità.
Don Silvano Terragni abita in un condominio, non in canonica. La mattina presto prega con gli operai credenti prima che essi vadano a lavorare.
Don Silvano partecipa ai cortei nelle lotte sindacali, lo si vede insieme agli operai durante la manifestazioni. I parrocchiani si scandalizzano. Perfino un Cardinale, Paul Gauthier nel 1960 viene a portare solidarietà agli operai che si accampano con una tenda per 60 giorni davanti alla Magneti Marelli per protestare contro il licenziamento di 60 operaie.


Anni '80 idee d'argilla

«Mi chiedi perchè secondo me accade questo: perchè non c'è una controinformazione adeguata, la Sinistra è disorientata e anche la Chiesa ha delle responsabilità gravi se siamo arrivati a questo livello dove la gente è omologata e priva di una pensiero, l'hanno espropriata dal pensare; questa è la cosa più grave; uno può avere tuttte le sue idee, sull'ordine, l'economia, l'organizzazione della vita civile, ma non può turlupinare il popolo; stiamo assistendo alla spoliazione dell'intelligenza delle gente.»
Tale inadeguatezza [n.d.r. la mancanza di intelligenza critica e senso di appartenenza di alcuni lavoratori] coniugata alla neoideologia leggera che si espande negli anni ottanta e di cui fra poco accenneremo, provoca dissesti di pensiero e di azione, della concezione del lavoro e dell'approccio ad esso, un'idea di facilità esistenziale fondata su pilastri d'argilla. Tra le vittime maggiori vi è il lavoro come investimenti di sé, responsabilizzazione, impegno, gusto, realizzazione, fonte di identità. Qualche avvisaglia su una percezione distorta delle cose la racconta già nel 1979 l'operaio comunista Virgilio Seveso: «
L'anno scorso alla Falck, di questi tempi, cioè nel gennaio '78, hanno assunto 44 operai. Era un lunedì; al sabato ne sono rimasti tre, tre contadini bergamaschi... Gli altri, prima di sabato, erano già andati
via, avevano abbandonato perchè i lavori, secondo loro, erano troppo pesanti, perchè c'erano i turni da fare... io sono contento di aver fatto quello che ho potuto nella mia vita.
Se c'era una sciopero ero in testa, se c'era una protesta ero sempre la, ma ho sempre fatto il mio dovere in fabbrica, ho sempre lavorato, ho sempre lottato per i diritti dell'uomo. »
(...)Negli anni ottanta irrompe sullo scenario la neoideologia dell'arricchimento facile, rapido, cinico, deresponsabilizzato, individualista; un male sociale che dilaga nel senso comune, devastando rovinosamente culture, coscienze, consolidate identità storiche.


Brani tratti da: La chiamavano Stalingrado d'Italia
Sesto San Giovanni, la città delle fabbriche di Damiano Tavoliere Edizioni Liberetà
Fotografie: http://www.sestosg.net
http://www.lombardiabeniculturali.it
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http://www.eosarte.it/2007/ARTICOLI%202007/casiraghi/casiraghi.htm