Sotto il telone di amianto respiri le sostanze liberate dalla fusione dell'elettrodo. Una sola fibra d'amianto e tra vent'anni sei morto.

Amianto è una scorribanda nella memoria tra le acciaierie di Piombino e quelle di Taranto, tra le raffinerie liguri e gli stabilimenti di Casale Monferrato, tra il calcio di strada in un'Ilva dimenticata in provincia e le risse domenicali lungo la via Aurelia.

Amianto di Alberto Prunetti

I settanta invece sono anni felici, in cui il lavoro non manca e la vita segue i propri rivoli. Anni di alti salari e alta conflittualità, anni bellissimi, che solo chi non ha mai lavorato in fabbrica poteva definire "plumbei"
Alberto Prunetti

È nato a Piombino (LI) nel 1973. Suo padre era saldatore e tubista. Ha scritto Potassa (2003), L'arte della fuga (2005) e Il fioraio di Peròn (2009) Ha collaborato con "Il Manifesto" e "A-Rivista" ed è redattore di Carmillaonline

Una storia operaia
A Novara, Torino, Genova, La Spezia, Mestre, Terni, Taranto. Ovunque, sempre in periferia, senza mai vedere le cattedrali e le strade acciottolate dei centri storici. Respirerà benzene, il piombo gli entrerà nelle ossa, il titanio gli intaserà i pori e una fibra d'amianto si infilerà nei suoi polmoni.
È la storia di un operaio metalmeccanico, iscritto alla FIOM, che inizia a lavorare alla Solvay e prosegue negli anni '70
quando gli operai potevano ancora comprarsi la casa e far studiare i figli, ma dal punto di vista della sicurezza sul lavoro era una situazione disastrosa. Proprio il figlio di Renato Prunetti, Alberto racconta questa storia Capace di far rivivere il senso di una resistenza umana con una bravura che mette i brividi come dice Valerio Evangelisti nella prefazione del libro.
Renato è un saldatore bravo, viene chiamato come "trasfertista" e passa in tutti i luoghi simbolo dell'industria italiana: Piombino, Follonica, Genova, Milano, Torino fino all'Ilva di Taranto.
In questi cantieri Renato usa il flessibile, salda con l'elettrodo anche se vicino ci sono cisterne piene di idrocarburi e una scintilla può innescare una bomba che distrugge un'intera raffineria.
Per questo quando Renato attacca la massa della saldatrice, impugna elettrodo e maschera, un suo compagno srotola un telone sopra di lui e lo copre completamente. Quel telone è di amianto
e tiene prigioniere le scintille pericolose ma a sua volta innesca una bomba ad orologeria nei polmoni di Renato.


Raffinerie
Busalla

«Busalla è un piccolo paese in una vallata dell'Appennino Ligure. Una corona di casette circondate dal verde dei boschi, tagliati dall'autostrada che da Genova sale fino a Milano. Ci vivono circa seimilacinquecento persone. Ma non sembra un paese, soprattutto passando dalla ferrovia o dall'autostrada Milano-Genova, di notte, quando decine di migliaia di tubi al neon creano ul'allucinazione inquetante: un drago sbuffante di tubi e raccordi, un groviglio di cisterne, ciminiere, torrette, chilometri di tubature che sommergono Busalla e occupano la stratta Valle Scrivia.».
Renato respira gas tossici e metalli pesanti.
I suoi occhi sono feriti dalle scintille degli elettrodi e lui ha bisogno di cambiare le lenti sempre più spesso. L'inossicazione da metalli pesanti gli fa cadere i denti. Renato ha quarant'anni ma ha già una protesi e anche l'apparecchio acustico perchè i rumori del cantiere gli hanno danneggiato anche l'udito.
Purtroppo scoprirà che ben altro lo aspettava inesorabile
avendo lavorato una vita senza alcuna protezione contro le malattie professionali.


Il commento appassionato dei Wu Ming su questo libro
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=11052 http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=11255


I brani su sfondo colorato sono tratti da: Amianto di Alberto Prunetti
Editore. Agenzia X