Fiorenzuola, 5 giugno 1921,
Giovanni Molinari e Carlo sono due fratelli, figli del vecchio Sindaco socialista
di Fiorenzuola; hanno passato la giornata a salutare alcuni loro compagni
socialisti che hanno deciso di emigrare in Francia non potendone più delle minacce dei
fascisti.
I due fratelli si fermano in un locale di Fiorenzuola e fanno una cantata in compagnia
davanti ad un bicchiere di rosso. All'uscita trovano un gruppo di fascisti armati, uno di questi va
alle spalle di Carlo e lo uccide con un colpo di pistola alla testa.
Giovanni viene colpito con una mazza ferrata.
Pecorara, 31 marzo 1944,
Fanny Zambarbieri esce di casa la mattina
per andare a lavorare all'ufficio Uxea, che si trovava nell'abitazione di Pizzi Francesco.
Per questo, percorre Via Roma in salita, (poi avrebbe dovuto scendere in via Birago ora via
degli Antoni). La corriera è arrivata da poco da Pianello Val Tidone e posteggia
vicino all'attuale Bar di Italo, cioè in Piazza Roma (che ora si chiama Piazza Zambarbieri).
Fanny sente degli spari e in mezzo alla piazzetta vede due uomini a terra ormai morti. Sono
il Commissario Prefettizio e il Segretario del fascio: Oddi Francesco e Amori Riccardo.
Due uomini scappano rapidamente, in un attimo sono a Pecorara Vecchia e poi scompaiono.
Uno di loro è Giovanni Molinari (Giuanon) alias Piccoli.
E' diventato uno degli antifascisti più ricercati dalla Questura che lo definisce
irriducibile sovversivo.
Pecorara, presso il Municipio qualche giorno dopo
I carabinieri se ne sono andati perchè la zona di Pecorara non è più sicura.
I partigiani entrano in municipio, si impossessano di registri, liste di leva ed altro
e bruciano il tutto in piazza allo scopo di impedire che che i fascisti possano controllare
i giovani chiamandoli alla leva. Ancora oggi nel comune c'e' un mobile (vedi la foto) al
quale manca un cassetto. Quel cassetto è stato bruciato dalla banda partigiana.
Pecorara, in un luogo imprecisato vicino alla loc. Moiaccio è il 5
giugno 1944.
Sono passati 23 anni esatti dalla morte di Carlo Molinari. Siamo in aperta campagna sul confine
con il Comune di Piozzano. Un gruppo di carabinieri dell'Alzanese (i partigiani di Fasto Cossu)
ordinano a Piccoli di alzare le mani, si mettono a litigare furiosamente. Alla fine i
carabinieri partigiani uccidono Piccoli con una raffica di mitra. Piccoli è stato accusato
di razzie e rapine con la sua banda, ma ci sono tanti elementi che fanno pensare ad un contrasto
politico tra le due bande di partigiani ma soprattutto ad un tragico scambio di persona.
Dal libro Pecorara nella bufera della Resistenza
scritto dal Parroco di Pecorara all'epoca viene infatti data una descrizione fisica di un certo "Giovanni di
Fiorenzuola", accusato di avere estorto denaro con minacce, completamente discordante da quella
quella reale.
Così muore, comunque, per mano di altri partigiani, uno dei
più tenaci oppositori del fascismo della Provincia di Piacenza.