Alberto era una persona estremamente intelligente, nonostante fosse particolarmente portato per la matematica, alcuni suoi saggi
di letteratura venivano citati come esempio di bravura dai professori.
Nel mese di giugno 1944 Alberto, che ha da poco compiuto i 18 anni, riceve la chiamata per le armi.
Dovrà arruolarsi nella R.S.I. primo scaglione della classe 1926, ma lui ha già preso la sua decisione, maturata durante gli anni in cui frequentava la parrocchia.
Proprio il parroco Don Luigi Ferrari gli aveva trasmesso, oltre agli ideali religiosi, idee di libertà e tolleranza e rispetto verso gli altri. Lo stesso Don Luigi che veniva segnalato dalla sezione locale del P.N.F., in una lettera alla Prefettura in
questo modo:
Ferrari don Luigi, Arciprete, è un antifascista, si lascia molto a desiderare verso le autorità
locali
Alberto, quindi decide di scappare e entra nella formazione partigiana di Giovanni Lo Slavo.
Il suo nome di battaglia sarà Franz preso dal musicista Franz Shubert. Partecipa attivamente alla lotta, e
agli attacchi alle postazioni della RSI, fa i turni di guardia, partecipa alle azioni che hanno portato alla liberazione di Lugagnano.
In quel periodo, nel gruppo dei partigiani, nascono dei contrasti. I partigiani del luogo temono che la presenza di tanti uomini
provenienti dalla pianura possa causare rappresaglie da parte dei fascisti contro la popolazione.
Nonostante la sua giovane età Alberto riesce a mettere pace tra quegli uomini armati e molto più grandi di lui e convince
il suo gruppo a spostarsi e a creare un distaccamento vicino al Monte Moria a Costa San Giorgio.
Purtroppo in quella località vengono sopresi da un rastrellamento nazifascista. Il gruppo riesce a ritirarsi, ma Alberto si ricorda che
nella ritirata, hanno lasciato sul posto dei documenti molto importanti e delle armi e si preoccupa per la popolazione inerme di fronte ad
eventuali rappresaglie, quindi decide di tornare indietro con un suo compagno: Angelo Villa di Castelnuovo Fogliani.
Vengono catturati dai fascisti e uccisi a colpi di baionetta il 9 luglio 1944.
Il parroco di Monastero Val di Tolla poco dopo va nel luogo dell'eccidio e racconta:
«...passai dinnanzi ad una cascina in fiamme, sentii un acre odore di grano bruciato. Nella cascina c'era tutto il raccolto di
frumento. Vicino al sentiero bene in vista scorsi due cadaveri. M'accostai per meglio osservarli. Li riconobbi. Erano due giovani partigiani
orrendamente trucidati. Uno era un certo Angelo Villa, mio compaesano di Castelnuovo Fogliani, l'altro Alberto Conni, delegato aspiranti
di Azione Cattolica di Fiorenzuola. Giovanissimi tutti e due. Pochi panni strappati li ricoprivano appena: le tasche rovesciate, senza
scarpe. Erano stati gettati in una larga pozzanghera fatta rossa dal loro sangue. Avevano le gambe spezzate. Il Conni aveva il petto nudo
crivellato da pugnalate, un grosso squarcio vicino al cuore. Anche un braccio gli era stato spezzato e rovesciato; tagliuzzati orrendamente
tutti i muscoli dell'altro braccio e frugati fino all'osso. Un colpo di pugnale l'aveva colpito alla guancia. Anche il povero Villa era
stato pugnalato. Quanti fori nella schiena! E vicino al collo uno spaventoso squarcio di muscoli!».