Sono le 3:30 del 16 aprile 1945 al castello del Monticello.
È una notte apparentemente calma, ma la tensione è palpabile
nell'aria e fa presagire che qualcosa di imminente sta per scatenarsi.
Trentadue partigiani si trovano nel castello, sono già stati avvertiti da una staffetta che i nazifascisti stanno per
attaccare. Sono presenti anche civili della zona.
Barba II (Cesare Annoni) e Luigi Cerri (Gino) sono appena stati a pattugliare la zona circostante
con i loro uomini ed ora stanno all'erta.
Romeo, in pattuglia con il suo gruppo, sente abbaiare dei cani in lontananza e poi vede tre luci che si spengono e si accendono
a brevi intervalli; allarmato, spara subito un razzo rosso per avvisare i compagni (era il segnale convenuto). Purtroppo
nessuno lo vede.
I fascisti stanno per accerchiare il castello, un gruppo arriva fino al lato del castello
dove non esiste il portone.
I militi si tolgono gli scarponi per non farsi sentire e cercano di entrare, ma vengono visti da Soardi e Barba II
che sono di guardia alla
finestra. Barba II lancia una bomba anticarro e Soardi apre il fuoco con il farfallone (Mitraglia MG).
È il finimondo. I fascisti che sono ai piedi del castello cercano di difendersi e sparano, dalle zone circostanti
i Panzerfaust e le mitragliatrici pesanti iniziano a martellare il castello con un fuoco incessante, partono razzi illuminanti
colorati da ogni dove, sparati dai fascisti che chiedono l'intervento del commilitoni che sono sul monte Pillerone. È
uno scenario apocalittico.
Una quantità micidiale di proiettili traccianti dai vari colori entra dalle finestre del
castello, devasta le inferriate, scrosta l'intonaco delle stanze, la polvere entra in gola e fa soffocare, i partigiani si
rifugiano nella tromba delle scale e puliscono le armi dalla polvere.
Alle 4:30 improvvisamente il fuoco cessa. Una voce amplificata dal megafono ordina la resa, in risposta a
tutto ciò i partigiani intonano Fischia il Vento. La pioggia di proiettili e bombe riprende. Per i partigiani nel castello
è molto fìdifficile coordinarsi, perchè ogni gruppo spara senza sapere niente delle altre postazioni.
Muro e Gino decidono di abbattere alcune pareti interne e fanno buchi sul pavimento in modo che ora tutti possono parlarsi e
spostarsi rapidamente da una stanza all'altra del castello, fortunatamente le munizioni non mancano.
Un turchestano spara come un dannato con il farfallone da una finestra e Piva va vicino a lui con il Mauser che usa lo stesso
tipo di pallottole, non danno respiro ai militari che sono sul monte Bissago davanti al castello. Ad un certo punto un colpo
di Panzerfaust centra il muro dove sono posizionati il mongolo e Piva e loro vengono sepolti dai detriti. Il mongolo ha gli occhi
pieni di polvere; non vede più e non sente più nulla a causa del boato, Piva è ferito,
ha preso delle schegge: un compagno lo porta ai piani di sotto.
Il turchestano, riavutosi, pulisce l'MG e spara ancor più di prima, mentre un uomo
del Comandante muro viene colpito al petto ed è grave.
Intanto, Romeo e i suoi , sparano anche loro a più non posso dal Vianoro e colpiscono alle spalle i fascisti che stanno
al Podere Fragola, questi scappano e chiedono aiuto alla truppa che si trova sul monte Bissago, da quella postazione i militi
sparano sulla pattuglia di Romeo e uccidono Carlo Ciceri (Cicogna) che ha solo 17 anni.
I lampi apocalittici ed i boati si
sentono fino a Bettola e fino in Val Tidone.
Vengono incendiate le cascine vicino al castello e il fumo invade le stanze. I partigiani costruiscono muri a secco per ripararsi
dal fumo e dal fuoco.I feriti non gravi, dopo essere stati medicati si rimettono a sparare, oppure passano le munizioni ai
compagni.
Il Valoroso, da Monteventano, guarda la scena con le mani in tasca, perplesso e disperato non interviene:
scie di traccianti
partono dal monte Bissago e arrivano al Vianoro, in questa confusione non si capisce nulla, come si fa a capire chi sono i
nemici??? A chi dobbiamo sparare???
Lino (il Valoroso) parte comunque, è quasi l'alba e con i sui uomini percorre la strada che porta al castello, arriva al
primo gruppo di case. Nella confunsione totale di questo scenario di guerra i compagni partigiani gli sparano addosso dal
castello, fortunatamente poi si accorgono del tragico errore e così riesce ad arrivare alla cascina Fragola; da lì
spara sui fascisti per dare un rinforzio ai compagni.
Da San Giorgio, intanto, arrivano altri 7 uomini della Brigata III Paolo, mentre Cesare Rabaiotti (Il Moro) arriva dalla Val
Tidone con i suoi uomini. Ormai è giorno e il Valoroso è vicino al castello ma purtroppo come sappiamo
viene colpito e morirà poco dopo.
Tre partigiani della brigata III Paolo montano un mortaio su una altura nei pressi di San Giorgio, tra di loro c'è un
ex ufficiale greco e con il mortaio centrano un gruppo di militi che erano vicino all'Osteria ed una postazione di mitraglia
senpre nei dintorni.
I fascisti iniziano a ritirarsi, dal castello si sentono le grida di vittoria dei partigiani.
È il 18 aprile 1945, inizia la lunga marcia dei partigiani verso Piacenza e la liberazione.